Da quali popoli discendono gli sperlongani?

Immaginiamo che fin dalla presenza dell’uomo di Neanderthal nella grotta di Sperlonga, figlio dopo figlio, il suo Dna sia arrivato fino ad oggi.
E che esista un cittadino sperlongano, che chiameremo (naturalmente, per convenzione) “Leone“, diretto discendente di una linea di sangue che non si è mai interrotta.
Ovviamente è un’ipotesi al limite del possibile, considerato che parliamo di un arco di tempo di quasi 100 mila anni in cui davvero tutto l’immaginabile è accaduto.
 

La zona, oltretutto, abitata da piccoli nuclei di popoli disarmati, è stata fin dalla notte dei tempi presa d’assalto con facilità da barbari, pirati, corsari. Fasi di incursioni, saccheggi, distruzione, rapimenti, uccisioni in massa, si sono alternate a periodi di relativa pace, sotto la protezione dell’Impero, del Papato o dei ducati di Gaeta e Fondi, e comunque con una forte intromissione da parte dei reggenti esterni, nella vita di una piccola e umile comunità locale.

Ma comunque, poniamo che Leone esista.

Le tracce di quali popoli troveremmo nel suo sangue?

Il suo antenato più antico, come detto, sarebbe l’uomo di Neanderthal. Viveva nella grotta di Monte Ciannito (oggi di Tiberio), in mezzo ad una fitta vegetazione, tra sorgenti fresche e animali da cacciare.
Dobbiamo fare un salto di millenni per arrivare alle notizie che abbiamo sulla ipotetica fondazione di Amyclae da parte degli spartani. Quindi, sangue greco. Lo stesso di Penelope.
Gli indigeni, probabilmente usati come schiavi, dovettero lavorare nella costruzione e nella gestione delle sontuose ville dei nobili romani che avevano scelto “La Spelunca” cioè la zona nei pressi della grotta in cui il nonno di Tiberio aveva costruito una splendida villa, per trascorrere le loro vacanze.

Gli antenati di Leone lavorano tutto l’anno per mantenere le residenze sempre pronte ad accogliere un’improvvisata del padrone e dei suoi amici. Ed è con alta probabilità che possiamo ipotizzare che il seme dei “romani” si sia mischiato con quello delle lontane parenti di Leone.

Con il crollo di Roma gli “speluncani” finiscono in un frullatore.
Iniziano le devastazioni del 400: i Visigoti di Alarico (scandinavi), i Vandali di Genserico, gli eruli di Odoacre e i goti di Teodorico (tutti germanici).
Il sangue di Leone si mischia con le popolazioni nordiche.
Poi è la volta dei religiosi. I basiliani, monaci venuti dalla Grecia nel 500, si installano sul promontorio. Non mischiano solo il loro sangue ma anche la loro lingua a quella locale (che certamente per noi oggi sarebbe comunque incomprensibile).
Ed ecco che arrivano i saraceni. Siamo tra l’800 e il 900. I pirati arabi invadono il mediterraneo nella missione di diffondere la religione islamica. Si installano prima sulla spiaggia dell’Angolo (Valle dei Corsari), poi decidono di costruire il loro villaggio sul promontorio. Mandano via i monaci, e si stabiliscono definitivamente sul borgo. Mettendo su famiglia.

Il sangue di Leone è anche decisamente mediorientale!

Gli uomini della Terra del Nord, la Normandia, sono chiamati dal Papa per espellere gli islamici. Il sangue normanno si aggiunge a quello saraceno e i nuovi arrivati prendono potere sul Ducato di Fondi.

Nel XIV secolo arrivano i Caetani. I nobili della casata, l’antipapa e le loro servitù prendono d’assalto il borgo, di nuovo per trascorrere le loro vacanze, celebrare feste e matrimoni.

E possiamo immaginare come in questo clima si siano fusi con la gente del posto.

Tutto crolla nel 1532, con la violenta e brutale invasione dei turchi di Solimano Il Magnifico, guidati dal Barbarossa. Il paesello è distrutto. Donne e giovani vengono presi come schiavi, i turchi lasciano il loro seme. La popolazione di Sperlonga diminuisce drasticamente. Ma per fortuna l’antenata di Leone porta in grembo il frutto di quella brutale invasione.

Lo scenario si ripete 90 anni dopo. Nel villaggio non restano che una trentina di persone. La famiglia di Leone, com’è ovvio, sopravvive.

Nel 1640 una flotta francese diretta a Napoli si blocca e occupa Sperlonga per 7 anni, con largo tempo a disposizione per produrre prole.

Sono innumerevoli le mescolanze etniche avvenute da allora fino ad oggi. Guerre, commercio, viaggi hanno inciso per secoli sulla popolazione di Sperlonga, in modo da minarne a volte le stesse radici.
Tenerne il conto sarebbe davvero impossibile.
Possiamo affermare però con certezza che il nostro amico Leone ha un Dna davvero variegato, con almeno sei grandi ceppi, che determinano le sue origini: greche, turche, arabe ma anche scandinave, germaniche, francesi, oltre che, naturalmente romane e napoletane.

Un bel cocktail, eh?

In foto, Sperlonga in una vecchia cartolina, antecedente gli scavi del ’57.

#sperlongainpillole