Cos’è il Cecubo, il vino tanto amato nell’antica Roma? E come nasce la Cantina Monti Cecubi?
Il Cecubo è uno dei vini che assaporerete durante il tour del vino dell’ Antica Roma.
E allora, conosciamolo!
Lo storico Strabone scrisse che era “eccellente e sostanzioso”.
Il medico greco Galeno lo ha descritto come “gradevolissimo, di buon tono, di forte sostanza alimentare, ottimo per l’intelligenza e per lo stomaco.”
Il Cecubo era considerato uno dei vini più deliziosi dell’epoca romana. Era infatti riservato all’ultimo brindisi nei banchetti.
Il Cecubo rappresenta l’identità del territorio attorno a Sperlonga.
L’imperatore Tiberio stesso (e sua madre Livia) possedeva vigneti vicino alla Villa della loro vacanza. Qui coltivavano le uve di quel vino romano così rinomato.
Noi crediamo che “Cecubo” derivi da caecus (cieco), unito a bibere (bere) e che queste parole si siano fuse insieme per indicare “il vino del cieco”, e cioè Appio Claudio cieco, costruttore della via Appia, strada che attraversava queste colline.
Proprio qui, sui colli di fronte al mare vicino a Sperlonga, nasce la Cantina Monti Cecubi, gestita dalla famiglia Schettino. Alla fine degli anni ’90 acquistarono un antico casale e decisero di riportare l’enologia sul territorio.
Tutto iniziò da un piccolo vigneto vicino al casale. L’enologo identificò alcune varietà locali, come l’Abbuoto, e piantò alcuni vitigni più comuni come il Vermentino, il Fiano, la Falanghina, il Cabernet Sauvignon e l’Aglianico.
L’azienda Monti Cecubi copre ora circa 100 ettari tra Itri, Fondi e Sperlonga.
La composizione del suolo, l’esposizione, l’influenza del mare, la forte variazione di temperatura tra giorno e notte, permette all’azienda Monti Cecubi di produrre vini intensi, freschi e longevi, come pura espressione del territorio.
La ricetta mescola l’antica tradizione con la tecnologia moderna, una produzione limitata e l’agricoltura biologica.
Vieni di persona a scoprire il Cecubo, il vino degli antichi romani!
Una risposta
L espansione della viticoltura nella Sicilia e nell Italia meridionale ben presto determino, una contrazione delle importazioni di vino dall Egeo e dalla Grecia e nel III sec. a.c. l Italia non si limito piu a produrre per i fabbisogni interni, ma anche per l esportazione e continuo a svilupparsi soprattutto nella prima meta del II sec a.c. Fra gli scambi commerciali del Urbe, ricchissimo era il commercio del vino, come testimonia il Testaccio, una collina alta 35 metri e con un perimetro di 850 metri alla base, poco distante dal Tevere; la cui origine deriva dallo scarico dei cocci (in latino: testa) delle anfore vinarie e olearie gettati via dai mercati del vicino emporium. Nonostante siano trascorsi millenni e il mondo si sia completamente trasformato, Roma rimane circondata da vigneti e caratterizzata da una produzione di vini che continuano a essere richiesti e apprezzati soprattutto dai romani.